martedì 11 ottobre 2022

Bray Wyatt porta alla dannazione: analisi e voti per Extreme Rules 2022

Si è conclusa anche l'edizione 2022 di Extreme Rules, l'ultimo PLE che, come diceva Paul Heyman nella intro, riporta l'Extreme dove è nato: Philadelphia.

Un grande ritorno, ammazzato dalle direzioni della WWE e tante piccole cose che sembrano bloccare l'ingranaggio di Paul Levesque.
Ecco di cosa parlerò, assieme ai Jeffini per i match.

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Cerco sempre di mettere in piedi contenuti differenti per ognuno di questi quattro social; per questo è sicuramente importante riuscire a seguire tutto, per non perdersi nulla.   

 

Il ritorno di Bray Wyatt ha fatto emergere un enorme problema narrativo della WWE.
In passato un nome importante avrebbe generato una reazione del pubblico importante; anche qui questo non è stato da meno e non parlo tanto di quello che è accaduto sabato notte, ovvero l'ottima reazione del pubblico, ma parlo di quanto abbia spostato in termini di ascolto.
Anche in questo caso, abbiamo avuto un aumento degli acolti di SmackDown notevoli quando era stata creata l'attesa attorno allo svelamento di chi fosse il White Rabbit.

Dunque non è questo il caso di problematica di cui stavo parlando prima.
Sempre in passato, un ritorno del genere, che muove ascolti in questo modo e crea buzz mediatico altrettanto alto, è finito a lottare nel main event, o comunque per il titolo.
Penso a Brock Lesnar nel 2012, oppure a Chris Jericho nel 2007. Entrambi casi che rispettano quanto scritto prima e che, sono finiti direttamente nel main event chi col titolo in palio e chi no.

Questo è proprio il grosso problema. Ne ho già parlato anche in riferimento a NXT in JeffoVisioni, focalizzandomi su Bron Breakker e Mandy Rose. La WWE è vittima dell'idea di costruire il campione dominante.
Partiamo dal principio: la struttura stessa della narrazione WWE è quella di basarsi su un campione face dominante, un campione che affronta il suo avversario 3 volte in tutto e che dopo tutte le difficoltà ha la meglio.
Questo pattern è quello che è seguito nella scrittura della compagnia fino a oggi.

Roman Reigns, sta venendo costruito in questo modo, quindi come campione dominante che sconfigge tutti. E questo mette in crisi molti aspetti narrativi.
Perchè Bray Wyatt, il tuo prodotto attuale di massimo interesse, non va per il titolo massimo ma si accontenta di un "signor nessuno"?
Poi sicuramente riusciranno a far connettere i differenti punti narrativi, una peculiarità dei feud di Wyatt, ma a livello logico dimostra come un campione dominante, con questa modalità di distruzione, non sia adatto a questa epoca.

Basti pesnare a Drew McIntyre a Clash At The Castle, quello che è accaduto lì è questo, un nome che era obiettivamente oltre, che era di fatto pronto a sconfiggere Reigns e conquistare di nuovo il titolo, ma la WWE non era pronta a separarsi da Reigns. Questo ha creato un distaccamento con il pubblico, non parlo tanto di quello in Galles, ma parlo della percezione del regno stesso, soprattutto tenendo conto che ora il doppio campione (altro vicolo cieco in cui ci si è infilati) sia bloccato con Logan Paul, in una messa in scena priva di anima e forse sostanza.

Per questo Bray Wyatt non poteva tornare e attaccare Roman, non poteva fare la stessa fine di McIntyre. E questo dimostra il limite raggiunto dalla narrazione del campione in campo WWE, così come per Rose e Bron, ormai hai sostanizalmente tizio che arriva, sfida e perde, e per questo non puoi avere un nome che è oltre la gerarchia, che possa sfidare il campione. Un corto circuito narrativo che rimarrà tale finchè qualcuno non sconfiggerà Reigns.


Questo corto circuito lo vedi anche nel match di Bianca Belair. Un match che ha distrutto tutto l'act e il lavoro attorno al Damage CTRL.
Perchè la vittoria di Bianca ricade esattamente in questo problema narrativo di cui ho parlato fino a ora. Non sussistono modalità differenti per poterla rappresentare, così facendo in questo contestovil rischio è quello di prendere tutto il lavoro fatto e di gettarlo via.

Perchè non c'era un motivo logico dietro la narrazione che non offrisse una lettura differente del match, non sussistevano motivi affinchè la EST ne uscisse male da questo incontro in caso di sconfitta; avevi tutte le scusanti, l'intervento di Dakota Kai e IYO SKY, la stipulazione nuova, il fatto che non si prevedesse un pin o una sottomissione per il passaggio di titolo.
E tutto questo non può che far male a Bianca che si costruisce e si porta in direzione di essere il classico campione face rigettato dal pubblico.

La stable ne esce male perchè, così come Bianca non aveva nulla da perdere, loro avevano tutto. Il ruolo del gruppo in primo piano, come possono costruirsi come avversarie degne a ogni livello se non portano risultati?
Così come di gerarchie, cosa ha una Bailey in più se non il fatto di essere solo una delle tante, senza una cintura?

L'incontro è buono, motivo per cui prende 3 Jeffini e mezzo:

Tralasciando questa narrazione, lo show ha offerto delle storie differenti e, per certi versi, molto convincenti.

Lo stesso numeri di Jeffini lo darei a Finn Balor e Edge. L'I Quit Match ha mostrato uno dei grossi limiti di questa run del canadese, non è in grado di lavorare sui match lunghi e necessita quindi di tutta una serie di situazioni collaterali per rendere al meglio.

La sua potenza di storytelling è rimasta intatta e quindi anche tutta la parte iniziale del match non ne ha sofferto, offrendo spunti e spot interessanti.
Quello che più di tutti ha reso l'incontro meritevole di essere ricordato sono le serie di interferenze.
Vediamo infine Dominik colpire il padre, una svolta che come ho detto, è importante all'interno di questa storyline e che rappresenterà il punto successivo della narrazione, cioè staccandosi da Edge e andando in direzione di Rey in maniera più netta.

Qui è proprio l'esempio opposto a quello di Bianca Belair. Anche qui la situazione era ideale per far perdere il face senza danneggiarlo, rendendo obbligata la scelta di portare il Judgment Day alla vittoria per conservarne la potenza.
Così è stato. Edge salva la faccia, resistendo a tutto, quasi come se avesse imparato da John Cena come farlo, mentre perde per salvare sua moglie e la madre dei suoi figli.
In questo modo Finn Balor ne esce pulito, tramite una perfetta vittoria sporca che ritrasmette la potenza da heel alla faction.

Non mi soffermerei troppo su Brawling Brutes contro Imperium, classico match per prendere tempo, che non offre spunti e non prosegue quel finale orribile visto a SmackDown venerdì.

Non approfondirei troppo nemmeno Liv Morgan contro Ronda Rousey, sarebbe un insieme di frasi poco lusinghiere; penso solo che Liv heel, che diventa clone di quando Alexa Bliss provava a copiare Margot Robbie in Suicide Squad, la trvovo una scelta assurda.
Speravo che il regime di Paul Levesque aiutasse a riportare la lottatrice più pericolosa al mondo sulla strada giusta, ma evidentemente il problema non è legato tanto alla gestione.
Ci torneremo quasi sicuramente in futuro.

Se la storia presentata da Balor ed Edge l'ho apprezzata e compresa, quella tra Karrion Kross e Drew McIntyre mi ha lasciato perplesso.
Che senso ha prendere una stipulazione specifica se metà incontro non la segue?
Non parlo del finale in cui si può anche superare lo schema tradizionale di essa, ma parlo dell'inizio.

La logica dietro mi è chiarissima, aumentare l'heat su Karrion Kross cercando di usare un trucco semplice ma efficace, cioè prendere quello che è il Top Face e cercare di creare quel minimo di simpatia per lui.
In quest'ottica usare una psicologia semplice, ha sempre il suo effetto, soprattutto nel momento stesso in cui hai davanti uno come Kross che sul quadrato è limitato e il grosso del suo fascino è l'ingresso.

Come dicevo mi è chiara la logica dietro l'incontro, ma non sono assolutamente in grado di poterla apprezzare. Non siamo sicuramente di fronte a qualcosa che distrugge uno dei due, ma sicuramente questo ridimensiona abbastanza Karrion nel momento in cui se prima si pensava di torvare davanti un heel di tutto rispetto, ora scopriamo che in realtà si tratta di uno che usa sutterfugi banali per vincere.
Prendere una stipulazione per non usarla, è qualcosa che combatterò in eterno. Come l'hot tag.

Veniamo al match della serata. Il concetto di Fight Pit è un concetto molto affascinante.
Soprattutto nell'era post-Pandemia del wrestling, questo tipo di modalità ha iniziato a prendere piede, spesso "senza ring": penso alla ICW: No Holds Barred, alla Gatoh Moves oppure alla PROMINENCE che di fatto hanno reso la stipulazione del no ring o della gabbia per legittimizzare una serie di modalità narrative vicine a quelle delle MMA.

Il fatto che sia Matt Riddle a giocare su questo è perfettamente in linea con la sua storia; bisogna dire che da quando è andato nel main roster, il fatto che fosse un ex-UFC non è stato praticamente mai toccato, a NXT invece dove questa stipulazione è nata sì; questo ovviamente non può che essere segno di quello che è il dominio creativo di Paul Levesque. Vince non è in grado di capire le MMA.

Quindi questo match può essere letto anche come un cercare di dare un nuovo senso a Riddle sul ring, in modo da costruirne un personaggio che riesca a risultare allo stesso modo sia dominante che intrattenente.

E su questo non ha fatto male Seth Rollins, sebbene non sia il suo campo, andando a rinforzarsi con quello che è stata la costruzione del match nelle settimane precedenti, con momenti stilistici vicini a uno stile shoot.
Ci sono tante piccole chicche che abbiamo visto nel match proprio basato sul fatto di essere di fronte a un fighter, il movimento di anca di Matt nel tirare i calci, il modo in cui ha stoppato il tentativo di Takedown da parte di Seth, sicuramente tutto ben fatto con un crescendo narrativo che ha sfruttato questa struttura, riuscendo a portare un'innovazione e riuscendo a mettere in piedi un match che può essere da modello per questo tipo di incontro.


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Alessio Garbini

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