mercoledì 18 gennaio 2023

Iniziamo l'anno con il miglior match del 2023: analisi e voti per Wrestle Kingdom 17

Inizio anno vuole dire soltanto una cosa, Wrestle Kingdome in Tokyo Dome, quindi gettiamoci a capofitto in questa ultima fatica di casa NJPW.

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Cerco sempre di mettere in piedi contenuti differenti per ognuno di questi quattro social; per questo è sicuramente importante riuscire a seguire tutto, per non perdersi nulla.  


 

All'apparenza Wrestle Kingdom offre solo due grossi spunti di discussione principale.
Il primo momento è il debutto di Mercedes Monè, la ex Sasha Banks chiude un cerchio, iniziato nell'estate in cui ha completato la sua separazione dalla WWE, un processo lungo e che sicuramente ha vissuto di parecchi momenti dietro le quinte, per ora non ancora noti del tutto.

Il suo debutto arriva alla fine di un match deludente. KAIRI contro Tam Nakano era un segmento; uno spreco dato che era il primo match femminile in singolo al Tokyo Dome sotto l'egidia NJPW e la prima difesa del titolo IWGP Women's.
Possiamo dire che l'attenzione mediatica di Monè ha sopperito alla carenza vista nel match, quindi lo scopo di porre l'attenzione sulla divisione e sulla cintura ha di per sè funzionato.
La costruzione del debutta di Mercedes ha portato dei vantaggi non indifferenti alla federazione, dei vantaggi che possiamo facilmente considerare come parte di un percorso che dal post-pandemia ha finalmente ripreso a girare: il ritorno in Oceania (riaprendo al territorio che stava per essere conquistato nel 2019-2020), unito al rafforzare la presenza in terra inglese e il rapporto con il CMLL, infine gli annunci sia di togliere NJPW Strong (forse andrà a unirsi alla nuova ROH di Tony Khan, scelta sensata, ma ne parlerò a tempo debito) che di andare con un PPV (quindi nè un taping nè un evento specifico per NJPW World) di nuovo su suolo Statunitense.
Questi vantaggi di cui parlavo sono l'essere stati al top delle ricerche su Google, come mai prima, di avere avuto molti ingressi unici a NJPW World (il che vuole dire nuovi abbonamenti) così come la vendità di 700 biglietti in 4 giorni per il PPV del 18 febbraio negli USA.

Non possiamo a oggi dire se questo si tramuterà effettivamente in un cambiamento e un'evoluzione per la federazione ma, dato che lo scopo dietro l'arrivo di Monè in New Japan era un modo per farsi pubblicità, sul breve periodo questo ha portato a dei frutti.
Certo ora rimane da capire se i nuovi abbonati a NJPW World rimarranno, come saranno gli acquisti del PPV e se il Sold Out spinto dalla sua presenza porterà a un replicare questo anche in seguito.

Il secondo è il match tra Will Ospreay e Kenny Omega.
Cosa possiamo dire di fronte a quello che ha tutte le carte in regola per essere uno dei match dell'annata?

Niente se non elogi. Elogi sia per la scrittura attorno al match che per il match stesso. Da un lato abbiamo una gestione di questo feud che come da tradizione della federazione viene tenuta in piedi dallo scontro in cui bisogna portarsi all'estremo e quello che avviene è proprio quello, un Will Ospreay che forse si lascia fregare da un Kenny Omega decisamente determinato a far capire che lui sia ancora quello della storica impresa, ma che sicuramente ha appreso molto da questo match e lo userà per potersi vendicare.

Il match è una masterclass di come costruire la psicologia di un incontro. Con una distinzione netta e chiara delle sue differenti fasi, con un Omega che da heel classico prima mostra tutta la sua arroganza, andando a colpire e lavorare sulla schiena di Ospreay, suo punto debole e che diventa elemento essenziale per le rispettive finisher. Poi diventa un heel rabbioso, andando a voler abbattere totalmente il suo avversario.
Questa narrazione scolastica si interseca con i dettagli e la capacità narrativa dei due che riescono a sfruttarla per andare oltre, per raccontarci dei tentativi di entrambi di chiudere il prima possibile, che piano piano passano dall'essere spenti a diventare sempre più importanti.
Un Ospreay che sostenuto dallo United Empire a livello narrativo crea una connessione unica con lo spettatore che permette di sottolineare, come se ce ne fosse bisogno, di che incontro di altissimo livello stiamo vivendo.
Il finale è anch'esso eccelso, con non solo un essere heel classico, ma anche una costruzione e lavoro che va a superare il semplice aspetto di distruzione ma che diventa una sfida, una sfida sempre più dura a colpi di finisher e che ci offre un Will che vede la fine arrivare ma la affronta a testa alta, chiudendo con un altro spaccato narrativo, tutta la tradizione della scuola giapponese del pro wrestling.

Possiamo sicuramente anche trovare altri spunti di interesse che non si limitino soltanto a questi due. 

Partiamo da uno dei match migliori. Zack Sabre Jr. riesce a tirare fuori l'ennesimo incontro di spessore, questa volta contro Ren Narita. Il percorso di Sabre è stato abbastanza lineare e che ho trovato molto vicino a quello di altri nomi del passato; cioè uno che riesce a risultare sempre e comunque dominante ma che nei momenti chiave non riesce a capitalizzare, il che si descrive con la decisione di non mandarlo nella parte della card.
Il che è ovviamente un peccato, ma avendo già due gaijin forti come Will Ospreay e Jay White, la scelta di non lanciarne un terzo sembra quasi scontata da parte di Gedo.
Questo inizio di 2023 ha però portato allo scioglimento ufficiale per quelli che erano i Suzuki-Gun e così facendo possiamo vedere un inizio di costruzione per lui. Nuovi capelli (il biondo ha un valore simbolico molto forte nella cultura del wrestling giapponese) e nuovi vecchi compagni. Che sia il momento che tutte queste vittorie della New Japan Cup e ottime prestazioni al G1 Climax si concretizzino?
Il match contro Narita dimostra le sue capacità. Riesce a costruirlo andando sì a giocare sullo stereotipo facile del suo ruolo come erede della scuola europea, ma riuscendo a dare modo al giovane giapponese di farsi notare e di mettere in mostra la sua provenienza dalla scuola di Katusyori Shibata.

Il tema dello scioglimento del Suzuki-Gun è sostanzialmente il punto di svolta narrativo di New Year Dash!!; abbiamo un nuovo team che sfiderà gli House Of Torture, cioè Minoru Suzuki, Ren Narita e El Desperado: sarà interessante questa possibile transizione in un ruolo da midcarder, più vicino a quello che è il fine carriera dunque per Minoru.
Un nuovo gruppo di ex-membri, che ruota attorno a TAKATAICHI e, sinceramente, non vedo molti sbocchi, il che mi delude in seguito alle dichiarazioni di Taichi post annuncio e post match di addio.
Infine i TMDK, che a livello di obiettivi sono sicuramente quelli con una prospettiva più importante che aggiungono Kosei Fujita, un Young Lion al loro team, giusto per raggiungere il numero necessario. Come dicevo prima, questo stint di Sabre sarà molto divertente.


Torniamo nel Tokyo Dome per ora, un quarto motivo di interesse per noi italiani doveva per forza essere il match di Francesco Akira, che non solo è il primo italiano nel Tokyo Dome ma è anche il primo che entra da campione e ne esce come tale.
Il match molto solido, c'era il forte rischio si creasse qualcosa che andasse a imitare quanto già visto nel noioso torneo di coppie Junior, invece vuoi per la fase di brawl iniziale sulla rampa, vuoi per l'infortunio di Lio Rush, ha avuto quel quid extra che ha permesso di aprire l'evento nel migliore dei modi.

Parlando di Junior e Tag, gli altri due match di queste categorie, erano anch'essi titolati.
Gli FTR si portano a casa un match tutto sommato godibile, difficile che non si impegnino; anche se sono già in aria di festività non lasciano andare il match e riescono in questo modo a offrire una buona mano all'inizio del regno di YOSHI-HASHI e Hirooki Goto.

Voto per entrambi i match:

I Four Way Match sono sempre un gran grattacapo, perchè a volte non permette di creare delle dinamiche davvero interessanti. Questo incontro valevole per il titolo Junior ha invece una bella struttura che ha permesso a tutti i partecipanti di risplendere, sia a livello di psicologia, sebbene usando dei concetti o schemi abbastanza classici (heel alleati, poi nemici) con un alto tasso di buone spotfest ma coerenti con l'azione vista sul quadrato.
Sarebbe da aprire alla domanda, ma ha ancora senso avere Hiromu Takahashi nella categoria Junior quando sarebbe un main eventer di tutto rispetto per reazione del pubblico?

Un altro spunto è la presenza di un wrestler WWE. Karl Anderson che chiude questa vergognosa parentesi dando il titolo NEVER a Tama Tonga (che sembra in aria WWE anche lui, tra parentesi).
Ho visto in molti bistrattare questo match, ma la realtà è che si tratta di un classico incontro in cui mandi over entrambi i contendenti, Anderson perchè ne esce comunque come dominante, andando quindi a conservare il suo peso specifico in Giappone, invece Tonga perchè riesce a resistere alla furia dell'avversario e si porta a casa il titolo.

Non dimentichiamoci degli anziani.
Due match di passerella per le leggende. Il primo è ovviamente legato alla figura di Antonio Inoki, con quello che è una sorta di compromesso. Abbiamo sì Tatsumi Fujinami in formissima, ma abbiamo anche Tiger Mask IV, perchè Satoru Sayama non sta bene ci dicono, e quattro dell'ultima generazione di allievi di Inoki e che hanno subito più di tutti l'Inokism: Togi Makabe, Yuji Nagata, Satoshi Kojima e Suzuki, sebbene quest'ultimo fosse più figlio di Akira Maeda, ma è un compromesso accetabile.

Il secondo è invece il match di addio di Kaiji Mutoh al Tokyo Dome. La presenza di Shota Umino assieme a Mutoh e Hiroshi Tanahashi conferma le intenzioni di spingerlo tanto, così come setta un program con Tetsuya Naito (come anche abbiamo visto la sera dopo).
Entrambi i match non portano via tempo, permettono ai grandi nomi di fare le loto taunt e manovre, sono tutti felici.

Visto che siamo in tema pre-show, prima di concludere con il ME, una Rambo con poche sorprese e particolarmente noiosa, che ha aggiunto non sense con quella presenza e vittoria la sera dopo di Shingo Takagi, che data la sfida a Okada mi lascia perplesso.
Capisco il voler dare dignità al titolo farsa King Of Pro Wrestling, però un minimo di logica. Il cerchio che si chiude con Okada che è stato il primo a lanciare il titolo sfidato dal detentore però è un buon punto di incontro dei due poli.

Il nome di Boltin Oleg a noi dice poco, però è una vera superstar, praticamente un Gable Steveson senza quella brutta storia di stupri di gruppo al college. Quindi occhio, nome da tenere in considerazione.

Veniamo infine al Main Event della serata.
Possiamo dire che Jay White faccia sostanzialmente sempre gli stessi match?
Che per carità ci stanno Charlotte Flair o Bianca Belair sulla stessa barca e, per lo stesso motivo, esaltate, quindi non mi preoccupo di affermarlo.
Quello che aggiunge al match qualcosa è la presenza di Kazuchika Okada. Lui è il pezzo extra che fa girare gli ingranaggi meglio del solito, che aiuta a dare un senso al continuo spezzare l'essere cool heel di White dandogli qualcosa da spezzare, un pezzetto che non è facile e immediato ma che appunto permette di incollare assieme queste sequenze e momenti che ormai ha imparato che funzionano e che, per questo, non si sforza a spingerli oltre o a cambiarli, sia che sia il Tokyo Dome sia che sia la Impact Zone.

Un Jay White che forse è anche lui in direzione USA, su questa cosa ci giocano da qualche anno ormai, ma l'ennesima sfida particolare, in questo caso un Loser Leaves Japan con Hikuleo apre a tanti scenari interessanti. Chissà.


In mezzo a tanti sviluppi, lo show del cinque ci porta anche a un match davvero interessante, con la coppia Okada & Omega che ci mostra quanto detto prima, infatti i due riescono a far cambiare marcia a una coppia abbastanza base, come quella di Aaron Henare e Jeff Cobb, dimostrando ancora una volta come i due siano inequivocabilmente, due wrestler staordinari.


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Alessio Garbini




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