venerdì 26 gennaio 2024

La nascita dell'Hulkamania: 40 anni fa era il 23 gennaio 1984

Il 23 gennaio è stato un anniversario importante. 40 anni fa è nata l'Hulkamania. O meglio è nata la versione più nota del movimento, la versione che ha cambiato la traiettoria del wrestling mondiale.
Il 23 gennaio 1984 Hulk Hogan ha schienato The Iron Sheik vincendo il suo primo WWF World Heavyweight Title. Tecnicamente il suo quarto titolo del mondo, ma ci furono tre regni "fantasma" non riconosciuti.

Questa rubrica può essere uno speciale, quindi un episodio unico, oppure continuare mensilmente. Mi sono divertito molto a rivedere queste puntate che durando 40 minuti sono davvero molto veloci da vedere. Deciderete voi.

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Il 26 dicembre 1983 rappresenta una vera e propria svolta, molto più della data del 23 gennaio 1984. Perchè è in quel preciso momento storico che tutto il meccanismo iniziato il 6 giugno del 1982 giunge a una vera svolta. Per sapere a cosa mi riferisco, leggete questo articolo che è una perfetta introduzione a questo: 1983, l'anno che ha cambiato il wrestling.

L'inizio della storia che modificherà il mondo è nei taping del 6 dicembre. The Iron Sheik, un classico mid-uppercarder appena arrivato nel territorio, mette in piedi la classica provocazione heel.
Si crede superiore in quanto non americano e sfida il pubblico e roteare le Persian Club, uno strumento d'allenamento tipico del wrestling indiano e utilizzato da sempre come modo per creare heat.
Bob Backlund non rimane insensibile alla provocazione e dunque accetta nella puntata di Championship Wrestling in onda il 24 dicembre. Mentre sembra che stia per sollevare le Persian Club viene assalito alle spalle e rimane infortunato al collo.


In queste condizioni si presenta dunque al Madison Square Garden il 26 dicembre, davanti a un pubblico che ormai è stanco di lui, non lo sopporta e non lo supporta, vorrebbe vedere qualcos'altro, qualcosa di meno anni '70 e più anni '80.
Il match è costruito tutto sul lavoro di Sheik proprio su quel collo ferito che rappresenta appieno due elementi, da un lato uno Sheik che diventa sempre più forte e dall'altro un Backlund protagonista di una serrata difesa. Finchè Arnald Skaaland, che fino a quel momento era stato più un accompagnatore che un vero e proprio manager, lancia la spugna per non vedere Bob soffrire in quel modo.
Questo decreta la fine del regno di Bob Backlund e un nuovo campione invasore: The Iron Sheik.
Il finale del match dal sito WWE: cliccate qui.

Match che si merita comunque i suoi:

La WWE all'epoca aveva 3 programmi settimanali fissi. Il principale era Championship Wrestling, che assieme a All-Star Wrestling era in syndacation sulle TV locali e registrato una volta al mese da Allenstown, PA.
Il terzo programma, sarà molto importante per la storia della compagnia. All American Wrestling era iniziato nel settembre del 1983 su USA Network. Canale cable presente potenzialmente in tutto il paese.
Dato che all'epoca il cable non era così diffuso, era trattato come un C Show; presentava un paio di incontri minori o presi dagli altri programmi assieme ad alcuni incontri di altre promotion.

Oltre a questo gli show al Madison Squadre Garden e in altre arene del paese, come lo Spectrum di Philadelphia, venivano trasmessi sulle tv collegate alle arene del paese. E soprattutto quello al MSG possiamo considerarlo alla stregua di un PPV di oggi.

Questa era la situazione fino al 26 dicembre 1983. Il giorno dopo tutto cambia, di nuovo.
L'1 gennaio 1984 inizierà anche il nuovo programma da St. Louis, per il mercato specifico della città non viste da altre parti, allo storico Chase Hotel. La storia della guerra dietro questo show l'ho riassunta molto brevemente nell'articolo del 1983. Siete ancora in tempo a leggerla: cliccate qui.
La prima sessione di taping avviene il 27 dicembre 1983, cioè un giorno dopo la vittoria di The Iron Sheik e quelle registrazioni sono molto interessanti.

Questa sessione anticipa molta della storia della linea temporale principale. In questo contesto vediamo il ritorno di Hulk Hogan in WWE, in un match in cui unisce molti degli stili sia tipici suoi che della sua esperienza nel puroresu, abbiamo una specie di Fujiwara Armbar e un Lariat prima di chiudere con il Leg Drop; tutti elementi che dopo questi taping non ci saranno più.


Oltre a questo abbiamo anche il debutto del team di Adrian Adonis e Dick Murdoch che puntano ai titoli tag in mano a Rocky Johnson e Tony Atlas (ben prima che debuttassero a New York e iniziassero il feud attorno alle cinture). Così come David Schultz, che condivide il manager con Big John Studd, ovvero  Mad Dog Managoff. Nome dietro cui si nascondeva Jerry Jeffe, wrestler e manager conosciuto come Dr. Jerry Graham Jr. e usato nel territorio di Indianapolis. Sarà presente solo a questi taping (quindi nelle puntate dall'1 al 15 gennaio di Wrestling At The Chase).
Ultimo, ma non ultimo, anche Mean Gene Okerlund farà il suo debutto proprio qui.

Ma la storia principale?
Beh dopo la sconfitta vediamo due promo. Nel primo il neo campione si dimostra inarrestabile, l'uomo che è ruscito a fermare e sconfiggere un wrestler come Bob Backlund grazie alla superiorità di non essere Americano; invece per Bob inizia la fine. Perchè lo vediamo distrutto e completamente in lacrime, che parla di come ha tradito il suo paese e di non avere più alcun tipo di valore, non potendosi fidare di nessuno.
Un promo che sembra perfetto per un turn heel, che è effettivamente quello che gli avevano inizialmente proposto, lui rifiutò; però sarà la base per l'ottima run dieci anni dopo.


Il 7 gennaio avviene l'incredibile. Bob Backlund è ancora il first contender e si sta preparando al rematch contro Sheik al MSG il 23 gennaio, in questa puntata deve affrontare Samula, noto come Wild Samoan numero 3. Date le interferenze di Afa e Sika e del loro manager Lou Albano la situazione è insostenibile, quindi va nel backstage a chiedere rinforzi e torna con Hulk Hogan.
I due saranno compagni la settimana dopo in un match tag contro Mr. Fuji & Tiger Chung Lee. Match che sottolinea quanto Bob sia ancora infortunato e che quindi non riuscirà ad affrontare il campione, lasciando il posto a Hogan, pronto in questa impresa da salvatore della patria.

Uno degli aspetti particolari di questo mese è sicuramente quel misto tra passato e futuro che rende le puntata molto più affascinanti del necessario.
Una cosa da notare è la fortissima presenza di heel. La WWE è sempre stata un territorio face, a differenza della NWA che invece era un territorio heel. La dicotomia Hogan Vs. Flair è tutta qui.
Quindi troviamo due nomi in federazione da qualche tempo, ma comunque giovani e su cui Vince McMahon Jr. ha intenzione di costruire qualcosa: Paul Orndorff e Sgt. Slaughter. Proprio perchè per poter spingere i tuoi face ti servono heel convincenti.
Ci sono dei nomi che rimangono adiacenti alla nuova WWE. Il primo è il giovane Eddie Gilbert che continua a lottare nella parte bassa della card, aspettando l'occasione di farsi notare.
Il secondo è Masked Superstar che arriva da un forte push come sfidante di Bob Backlund (lo sfidò al MSG a novembre) e continua a vincere mantenendo la sua rilevanza.
Altri due nomi che ricevono vittorie ma minore considerazione in termini di push sono: Mr. Fuji e Tonga Kid.

Come face abbiamo Tito Santana che sta venendo costruito come avversario di Don Muraco per il titolo Intercontinental; una sicurezza nell'uppercarding, sia per supporto dei fan che come nome su cui puntare.
E rimanendo nella scena titolata troviamo i Wild Samoan, ex campioni che sono i top heel della divisione. Mentre i campioni tag, Tony Atlas & Rocky Johnson, sono molto pushati e presentati nelle puntate. Sono sempre piaciuti molto a Vince.

Infine dobbiamo soffermarci sul ruolo particolare che riveste Jimmy Snuka. Nonostante riceva il premio come wrestler del 1983, con interviste nel Victory Corner, vittorie e il pubblico con il suo poster a tifarlo, non c'è più la voglia di spingerlo. Nell’articolo sull’83 parlo di come fosse il predestinato a diventare il top face. Ma l’omicidio di Nancy Argentino e Vince che deve esporsi corrompendo la polizia, è un tradimento che McMahon non può perdonargli.

Il 1983 finisce col botto. Nell’ultima puntata di All Star, Vince fa un promo strano per un commentatore. Ci dice che il 1984 sarà un anno di turbolenze e si apriranno le porte a talenti come mai prima nella storia. Uno shoot vero e proprio da presidente della WWF.


L’inizio del 1984 mantiene questa natura ibrida tra le due linee temporali. È interessante notare l'ordine gerarchico in stile vecchia scuola, dove alcuni veterani conservano il loro status sebbene non più nel fiore degli anni: Mil Mascaras, Ivan Putski e Iron Mike Sharpe.
Cosí come una distinzione chiara tra i jobber. Ci sono quelli che vincono: Bob Bradley, Steve Lombardi o Jose Louis Rivera. E alcuni nomi noti che invece perdono sempre in sfide con i midcarder: Salvatore Bellomo, Tony Garea, SD Jones e Charlie Fulton.

Un momento chiave nella storia e nell'evoluzione è l’arrivo di Roddy Piper che diventa il manager di David Schultz, Paul Orndorff e Big John Studd. Piper era infortunato in seguito al Dog Collar Match con Greg Valentine a Starcade e quindi non poteva lottare. La WWE decide di impiegarlo in questo modo per sfruttarne le doti al microfono.

Interessante la seconda sessione di taping a St. Louis di cui vediamo la puntata del 22 gennaio. In questo episodio sembra quasi di avere davanti una supercard con lo scontro tra Dick Murdoch e Tony Atlas che finisce in Double DQ continuando a costruire il feud mentre Putski contro Tiger Chung Lee arriva al Time Limit Draw. Senza dimenticare il ritorno di Andrè The Giant.


Comunque Murdoch e Atlas si portano via:

                                        

Prima del più noto evento al MSG del 23, abbiamo un altro evento speciale a Phialdelphia allo Spectrum. Un antipasto. Sebbene sia una card ricca di nomi dell'era precedente e senza i nomi della nuova epoca; un altro esempio di ruolo spartiacque di questo mese.

Quindi vediamo spinti ancora Eddie Glibert in un pareggio in apertura e altri due nomi che non avevamo ancora incrociato: Swede Hanson e The Invaders. I secondi, come Rivera, servono per far contento il pubblico latino della costa.

Interludio nella card in cui viene dato spazio ai midget con Haiti Kid e Tiger Jackson vincenti.

Altro evento speciale della card è un 8-Man che unisce differenti feud; abbiamo Atlas & Johnson assieme ai due super face Andrè e Snuka opposti ai Wild Samoan al gran completo uniti al super heel Slaughter.
Con i Samoan che si mantengono forti, mentre Snuka e Andre si mostrano come i più potenti fisicamente.

Però i match principali della serata vedono la sfida in parallelo tra i due sfidanti al titolo Intercontinental. Tito Santana va all'assalto del titolo WWF contro The Iron Sheik. La prima (e unica) difesa del neo campione lo vede diventare il classico stereotipo heel da WWE, quindi che fugge dal face e il finale anticlimatico in un Double DQ per uno spot con le sedie non aiuta.
Invece Don Muraco fatica a sconfiggere Bellomo mettendoci 10 minuti.
Il match princpale vede 
Invece Masked Superstar contro Bob Backlund; Superstar, tecnicamente heel, mette in piedi un promo spettacolare che lo manda over perchè dice di lottare per la sua famiglia, inoltre considera Backlund uno sprovveduto per come ha perso il titolo. Il match molto interessante vede Bob quasi più heel in alcuni aspetti che riesce a vincere solo perchè lo mette KO fuori ring e si prende la vittoria per count out. Altro segno della direzione creativa per Backlund.

Ed eccoci al 23 gennaio. Madison Square Garden. La data e il momento che tutti si ricordano e che considerano l'inizio della Hulkamania.
La parte bassa della card conferma quella natura ibrida di cui ho parlato fino a questo momento. 
Quindi con vittorie per Tony Garea, Invaders, Masked Superstar e Paul Orndorff su vari jobber. Possiamo vedre l'emblema di questo nello scontro tra Sgt. Slaughter e Ivan Putski. Sfida particolarmente buona tra i due, forse al di sopra di quello che ci si poteva aspettare. Link a Dailymotion: qui.

Ma veniamo ai due match principali. Il primo assalto di Tito Santana al titolo di Don Muraco finisce per Double DQ. Un match che risulta piacevole e un primo antipasto a quelli che sono i prossimi match; che va a costruire il feud sul concetto classico WWE delle tre sfide.
E arriviamo infine al match per il titolo WWF. Penso che sia un incontro noto a tutti, dove non è tanto la qualità sul ring a farla da padrone ma il significato dietro. Sebbene la narrazione sia impeccabile, con tanto di promo con la famiglia dietro che lo sostiene, da vero Eroe Americano.


Conlcudiamo proprio con quel match:


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Alessio Garbini


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