Si tratta di Foxcatcher, opera diretta da Bennett Miller. Il film, tratto da una storia vera, ovviamente con qualche elemento romanzato per drammatizzazione ha a che fare con la figura del giovane Kurt Angle, nella realtà ebbe a che fare con tutte le persone raffigurate su questa pellicola.
Ma prima di parlare del rapporto del futuro Eroe Olimpico con questi strani personaggi, parliamo del film in sè.
Chi sei?
Una delle domande più difficili a cui trovare una risposta. Questo film rappresenta proprio questo, la ricerca da parte di Mark Schultz di se stesso.
Il film è quindi un viaggio, un viaggio che accompagna Mark in una costante ricerca di un punto fermo, un punto attorno a cui ruotare per cercare la sua identità.
All'inizio è il wrestler, medaglia d'oro olimpica, e suo fratello, David Schultz.
Atleta di maggior successo e in grado di adattarsi al grande pubblico americano che chiede il sacrificio dei propri eroi e spera di poter avere "un pezzo" dei loro successi.
Dal se stesso come specchio del fratello abbraccia gli ideali e le idee del magnate John duPont. Una scelta terribile per lui, una scelta che evidenzierà ancora di più la sua ricerca di un'identità.
Abbandona il mondo del fratello per cercare quello di duPont, si tinge i capelli, inizia a utilizzare sostanze, abbandona gli allenamenti,... ma questo viaggio non porterà a nulla di buono.
Solo il fratello lo salverà, ma la sua costante ricerca non avrà alcuna fine, la morte di David lo porta ancora a cercare qualcosa, forse senza fine, ma questa volta senza alcuna guida, forse riuscirà procedendo da solo a trovarsi ma non è dato saperlo. Questo è rappresentato dalla sua scelta di combattere nelle MMA, in uno dei primi show della UFC. Una scelta ritenuta assurda dagli altri personaggi in un momento precedente della pellicola.
Nonostante i tre personaggi principali, Mark, Dave Schultz e duPont, siano i veri protagonisti della vicenda, anche se più incentrata su Mark che su gli altri, la sceneggiatura non sembra prediligere la loro storia. Lo stesso Mark sembra a volte quasi fuori posto nella stessa. Con dei cambiamenti troppo repentini e che non hanno una spiegazione chiara, ma semplicemente dedotta.
I tre attori principali, Mark Ruffalo per David, Channing Tatum per Mark e Steve Carell per duPont sono ottimi, perfettamente incentrati nel loro ruolo e simili alle loro controparti. Il vero Schultz disse in un'intervista che, quando vide Carell truccato, ebbe l'impressione di vedere il vero John.
Non a caso l'Academy (che adora sempre gli attori che modificano il proprio aspetto per una parte) ha nominato Steve per l'oscar come miglior attore.
Il punto di forza di tutto il film è la regia. Bennett Miller (il regista) ha infatti vinto il Grand Prix a Cannes per quest'opera.
Miller arriva dall'esperienza dei documentari, il suo primo film "The Cruise", un documentario fa capire il suo valore. In seguito ha raggiunto il successo con "Capote" e "Money Ball" due film in cui unisce la sua vena narrativa da documentario con opere di fiction, esattamente come fatto per questo film e possiamo, senza ombra di dubbio, dire che questo suo film rappresenti appieno questo suo stile.
Proprio lo stile che utilizza presenta due caratteristiche principali. Per prima cosa per raccontare i prodotti di fiction utilizza movimenti di macchina tipici di un documentario, questo permette anche di avere una narrazione che rasenta il realismo, che si coniuga in maniera ottimale con la storia, poi l'utilizzo del mezzo narrativo permette di prendersi libertà in fase di scrittura che possono trascendere dalla fedele rappresentazione della realtà.
Ma passiamo a Kurt Angle, quindi alla realtà dei fatti.
Nel 1995, dopo aver vinto la medaglia d'oro ai mondiali, Kurt entra nel team Foxcatcher per prepararsi alla scalata olimpica. I fatti narrati nella pellicola si svolgono nel gennaio 1996, quando Angle era appena entrato nel team. Dopo l'omicidio di David e l'arresto di John, la vedova di Schultz decide di non abbandonare i giovani come Kurt Angle e di finanziare un nuovo team di preparazione olimpica.
Il film è un'opera ben confezionata che racconta, magistralmente, un dramma personale che supera i confini della singola persona giungendo a livello nazionale e di dominio pubblico. Riprendendo anche uno dei temi narrati nel film "Gone Girl" di David Fincher, realizzato nello stesso periodo, ovvero di come la realtà spesso debba fare i conti con la finzione televisiva.
Proprio questa unione di realtà e finzione dona alla pellicola un elemento in più, un elemento che permette al film di diventare uno dei migliori di questo 2015.
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Alessio Garbini
Alessio Garbini