martedì 24 gennaio 2023

L'inizio anno offre un buon starting point per Impact: analisi e voti per Hard To Kill

Da quando ho creato JeffoVisioni (che potete leggere seguendo questo tag) ho sempre sperato di poter parlare dei grandi eventi di altre realtà oltre a quelli di AEW, WWE e NJPW, ma spesso non c'erano contenuti per reggere qualcosa di indipendente.
Non posso dunque che essere contento di poter iniziare il 2023 parlando di Impact Wrestling.

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Cerco sempre di mettere in piedi contenuti differenti per ognuno di questi quattro social; per questo è sicuramente importante riuscire a seguire tutto, per non perdersi nulla.


Hard To Kill è stato un ottimo modo per iniziare l'anno, non solo a livello qualitativo, ma anche a livello di costruzione futura.
Ho sempre ritenuto la modalità di scrittura di Scott D'Amore molto limitata, però in passato questa modalità aiutò a far crescere i fan della TNA perchè ti offriva scontri come quelli tra Samoa Joe o AJ Styles.
Quello che è avvenuto negli ultimi anni è che a una limitazione creativa di D'Amore non corrispondesse però una qualità del lottato tale da permettere di reggere anche su momenti e segmenti di bassa fattura.

Questo PPV è andato in una direzione da poter offrire uno spettacolo il più completo possibile, dando effettivamente un ritorno in termini di soddisfacimento non indifferente. 

I due match principali della serata sono stati quelli per i titoli massimi femminile e mondiale. Per dei motivi differenti dove hanno rispettato le aspettative di tutti.
Il Full Metal Mayhem è un po' quella classica soluzione per cui vado a creare un insieme di spot hardcore per andare a coprire le mancanze di uno dei due avversari; una modalità usata spesso sia con i giovani che con i wrestler ormai di una certa età. Questo è il secondo caso.
Se parliamo di hardcore non possiamo vedere in Bully Ray nient'altro se non un vero maestro di questo, un uso sapiente dei vari spot, unito a una narrazione che verteva sulla moglie di Josh Alexander ha effettivamente permesso di portarci a casa un incontro molto piacevole per tutta la sua durata e che è riuscito a far rientrare la sensazione negativa che l'annuncio post Bound For Glory aveva generato. Insomma nel 2023 dare un main event a Bully Ray è abbastanza anacronistico.

La storia del Last Rodeo è forse la miglior storyline offerta nella storia recente di Impact Wrestling. Per quanto fosse concettualmente simile a molti altre storie di rivalsa, per dire una su tutte la storia del ritiro di Ric Flair nel 2008.
In questo caso la storia si è conclusa nel migliore dei modi, uno dei modi per portarla a casa poteva essere quella del ritiro di Mickie James, su cui hanno costruito bene la narrazone nelle sfide precedenti non sminuendo nessuna avversaria, oppure la vittoria del titolo.

A tutto questo possiamo inevitabilmente notare come la presenza di Tara/Victoria abbia donato quel qualcosa di extra. Forse una delle poche (assieme a Gail Kim) wrestler del periodo fuori dall'ala della WWE e quindi proprio per questo la sua presenza simbolica ha reso ancora più forte e impattante quanto visto.


Il fatto che fosse messa contro Jordynne Grace, una delle tre migliori che hanno nel roster (Deonna Purrazzo e Masha Slamovic sono le altre due) ha permesso di mettere in scena un match molto solido, combattutto come un vero main event di un PPV e non soltanto come un buon match TV. Questo scarto e questa reale capacità di raccontare un incontro in maniera differente a seconda del contesto è quel qualcosa che offre un salto superiore rispetto a altri.

Tutti i pezzi si sono dunque posizionati nel migliore dei modi, permettendo dunque di concludere la storia a favore della qualità.

Forse il momento peggiore lo possiamo trovare nel ritorno di PCO e nella ripresa di una storia che è durata tutto il 2022 e che è stata di qualità molto, molto bassa.
Aggiungiamo anche che il match con Jonathan Gresham non è stato nemmeno un incontro memorabile, i due hanno lottato in maniera abbasanza basica; soprattutto Gresham con quel suo fare scazzato che abbiamo visto costargli molto in termini di carriera.
Mentre Edwards non è mai stato il migliore dei tre American Wolves, ma sicuramente non è mai stato un pessimo wrestler. Ormai sono anni che si limita al compitino andando a prendere elementi di hardcore per sopperire a delle carenze laterali.

A parte questo il resto dello show è stato buono.
Sia nel preshow con i due match spottosi che hanno rappresentato bene un buon antipasto gratuito, che nel resto della card. 

L'ascesa di Steve Maclin dove si porta a casa una nuova vittoria che servirà per legittimizzarlo come avversario di Josh Alexander nei prossimi mesi; così come Joe Hendry, l'altro nome da tenere d'occhio nel roster che con la vittoria su Moose, avvenuta anche con l'intervento di un Santino Marella come nuova figura di autorithy, gli permette di rendere interessante il match, giocando su una psicologia base ma che in questo tipo di incontro aiuta a rendere il tutto più potente.

Si aprono un paio di domande sulla profondità e qualità del resto della divisione femminile, vedendo i nomi coinvolti nel first contender e anche su quella dei titoli tag, per lo stesso motivo.

La puntata successiva di Impact Wrestling ha effettivamente una spinta extra rispetto al passato. Certo ci sono una serie di elementi generali come il Six Person iniziale con un Frankie Kazarian che rientra praticamente dalla porta di servizio in federazione.
Così come un insieme di elementi non necessari, i segmenti di Ernest The Cat Miller o l'uso di Dirty Dango con Steve Maclin sono un ulteriore esempio.

Però possiamo vedere anche elementi interessanti. La situazione attorno al titolo femminile per esempio che riesce a risultare d'effetto grazie sia alla storia di Mickie James che soprattutto a una Masha Slamovic che ha quel quid extra che le serve per essere protagonista (e lo stiamo vedendo anche in GCW).

Parentesi di Miller a parte, Santino sta facendo bene in questo ruolo; risulta sì decisivo ma anche non ancora dentro le dinamiche dello spogliatoio, il che è effettivamente un  buon modo per raccontare la sua storia e di come sia lì "quasi a caso". Elementi che potranno tornare utili per costruirci attorno qualcosa.

Ultimo punto sono le stipulazioni. Un nuovo tipo di incontro per decretare il First Contender da un lato e il Pit Fight finale, un match che abbiamo già visto in altri contesti ma che aiuta a rendere interessante un prodotto che spesso rischia di essere troppo simile a quanto già visto in passato. L'uso dei gimmick match è da sempre un buon metodo per mantenere l'attenzione, non funziona a lungo (come le sorprese e i debutti) ma sul breve è un inizio.
Come dicevo il match di per sè non è stato fenomenale, il fatto che Kenny King non sia effettivamente un gran wrestler non ha aiutato. Soprattutto perchè per lottare in questo stile non basta aver avuto un passato negli sport da combattimenti; lo sanno bene tutti gli ex UWF che hanno ricevuto "punizioni" per non essere totalmente nello stile.

Quindi il prodotto non è come molti vogliono far credere, fenomenale, assolutamente al livello della AEW o della WWE ma meno conosciuto.
Un prodotto buono, che ha momenti positivi e che meritano di essere visti e momenti negativi, che spesso sono anche parecchi; ci sono puntate o PPV che sono altamente evitabili e, come dicevo all'inizio, non c'è nemmeno il discorso della qualità del lottato che potrebbe venire incontro e aiutare lo spettatore.
Per questo 2023 sia il PPV che la puntata successiva di Impact sono stati di buona fattura e penso che se qualcuno abbia voglia di vedere e provare qualcosa di nuovo, può provare a vederseli.

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Cerco sempre di mettere in piedi contenuti differenti per ognuno di questi quattro social; per questo è sicuramente importante riuscire a seguire tutto, per non perdersi nulla. 

Alessio Garbini

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