giovedì 9 luglio 2015

Cosa devono dire i commentatori?

Ieri un ex-announcer della WWE ha rilasciato su Reddit delle foto di alcune note interne che indicano quello che un commentatore deve e non deve dire durante la diretta e soprattutto su come dirle.

Questo apre a due questioni importanti.
La totale assenza di libertà creativa e la visione di Vince McMahon del suo stesso prodotto.

Ma è soltanto la punta dell'iceberg di  una situazione che coinvolge non soltanto chi è al tavolo di commento ma tutte le fasi produttive dei programmi della compagnia di Stamford.

Le note rese pubbliche riguardano il periodo che va dal 2008 al 2010.
Si tratta di un periodo storicamente difficile per la WWE. Dopo la tragedia della famiglia Benoit, la compagnia aveva rischiato grosso. Il Senato degli USA aveva ordinato un'inchiesta nei confronti della federazione.
Per questo si decide di abbassare di molto i toni, rendendo il prodotto più "pulito", si tolgono i bladejob, si limitano le parole scurrili, si tolgono certe storyline,...
Non è un caso che quel periodo sia stato uno dei peggiori degli ultimi 10 anni.

Quello che si nota è l'attenzione posta al proprio pubblico.

Possiamo trovare per esempio il fatto che, durante il commento, si debba tenere conto degli eventi traumatici; vengono portati come esempio lo Tsunami in Indonesia e il terremoto in Cina.
Questo per evitare che, il rimando a questo tipo di eventi possa danneggiare la sensibilità di qualcuno.
Si nota anche di fare domande al pubblico, in modo da mettergli la pulce nell'orecchio su cosa concentrarsi ma di non fornirgli la risposta. Un modo per indirizzare, senza risultare palesi, i pensieri dello spettatore. L'avevamo già visto nel commento della puntata post-WrestleMania di quest'anno questo processo (per maggiori dettagli: qui)
Non bisogna neanche raccontare ogni singolo avvenimento sul ring, perchè i fan lo possono vedere da sè. Piuttosto di raccontare quello che succede attorno, fornendo informazioni aggiuntive o coprendo le lacune sul quadrato.

Vengono date anche linee generali su come comportarsi.

Viene detto di vestirsi in maniera appropriata.
Di tenere degli appunti su ogni Superstar.
Di non usare parole forti soprattutto con le Diva.
Consiglia di studiare la storia passata, di informarsi sul sito della WWE e sul Magazine per sapere sempre cosa stia succedendo tra le differenti Superstar.
Di essere più descrittivi, utilizzando aggettivi di questo tipo, con ogni wrestler (parola bandita). Ovviamente non si possono usare i pronomi personali come "he" o "she".
Cercare di usare un linguaggio che non rimandi all'odio o alla stupidità di un arbitro o di un wrestler.
Oppure quando ci si rivolge al pubblico dire "you" e mai "fans", sono accettate le varianti "Cena's fans".
Tutti aspetti legati a come vendere un prodotto, in modo che sia comprensibile e apprezzabile da un target come quello WWE che è prettamente generalista.


Una nota curiosa è quella di "essere dei fan" perchè se loro si divertono anche lo spettatore si diverte.
E ovviamente bisogna invogliare gli spettatori a casa a diventare persone paganti per quando la WWE sarà nella sua città.
Per far questo si pone molto l'accento sull'atmosfera nell'arena, sul pubblico,... insomma si cerca di rendere l'esperienza live come entusiasmante per chiunque.

Sono interessanti le liste di parole che non si possono utilizzare.

Non si può usare "Grandaddy Of Them All" per indicare WrestleMania perchè "fa pensare a un anziano"; l'espressione "il titolo ha cambiato di mano", perchè i titoli o si vincono o si perdono.
Parlando dei titoli, bisogna riferirsi a loro come Championship e mai come cinture.

Non si possono utilizzare espressioni interne al business (e neanche la parola business), quindi bandendo "heel", "face", "mark", "match of the year",.. sconsigliando di leggere le Dirt Sheet.
Trovo curioso che bisogni dire United States e non US. O dire Global al posto di International.


Queste sono solo alcune delle indicazioni che sono state rese pubbliche (le altre le potete trovare cliccando: qui).

Aggiornamento del 21 luglio: Kevin Eck, un ex-writer WWE, in un articolo ha reso note altre parole non utilizzabili.
McMahon non è fan di "Big Guy" e per tempo non voleva che i writer la usassero per i promo di Ryback; bandite totalmente le parole "Fake" e "Feud".
Per colpa di Theodore Long non si può più usare "it will be", frase usata spesso dall'ex GM.
"Major Announcement" è un clichè, bisogna usare "Announcement" e basta.
Bandita la frase "non title match" e "return match".
Per non confondere il pubblico quando si parla di "Royal Rumble" bisogna sempre specificare se è il "match" o l'"event".

Cosa possiamo dire su questo avvenimento?
Da un lato viene posto un punto interrogativo abbastanza consistente sull'effettiva libertà che viene lasciata agli announcer.
Non è un segreto. Già Mick Foley aveva rivelato che, quando era al commento di SmackDown, avesse costantemente Vince McMahon che gli urlava nelle orecchie su cosa dire e non dire.
Ovviamente questa assenza di reale libertà creativa (segnarsi degli aggettivi da riferire ai vari wrestler non è libertà creativa) si riflette anche sugli atleti stessi.
Basti pensare che sono pochi quelli che possono scriversi i promo da soli (John Cena, e una volta CM Punk e Bray Wyatt), mentre gli altri si devono limitare a leggere e studiare il copione preparato dai writer.
Gli stessi writer si vedono cambiare all'ultimo le cose e devono sottostare al volere di Vince e degli head booker.
E pure sul ring ci sono limitazioni constanti. Questo in realtà in alcuni casi non è nemmeno sbagliato. Dopo tutto anche a teatro ci sono i registi che dicono cosa uno deve fare sul palco, lasciando però un'ampia libertà fornendo solo un'impalcatura generale.


Ha senso tutto questo?
Da un certo punto di vista fornire una linea generale di condotta è ovviamente primario per una compagnia come la WWE, quotata in borsa e che ha un peso sulle spalle non indifferente.
Eppure fornire maggiori libertà ai propri dipendenti sarebbe l'ideale. Ovvio ha senso che vengano controllati e gestiti alcuni aspetti, ma bisognerebbe farlo non in maniera diretta come visto da questi appunti.

Tutto questo pone anche interessanti risposte sul tipo di pubblico che la WWE usa come target dei propri show.
Rivolgendosi a un pubblico il più generalista possibile queste indicazioni sottolineano ciò.
E questo è forse uno dei grossi problemi della compagnia al momento. Senza una fascia specifica è difficile offrire uno show che sia scritto e pensato in maniera sensata. Il tutto risulterà come un insieme di segmenti messi uno dietro l'altro per cercare di accontentare tutti, ma al contempo questo renderà alcuni spettatori "offesi" da determinate scelte.

Perchè NXT funziona? Perchè ha un suo target specifico, non cerca di essere generalista, ma cerca di accontentare i fan di wrestling più sfegatati. Quelli che magari non seguono solo la WWE ma anche federazioni indipendenti o il Giappone.
Basti pensare a "Beast In The East". Costruito per questo tipo di pubblico.
La WWF negli anni '80 puntava alle famiglie, quella dell'era attitude agli adulti.

Queste problematiche sono da risolvere. Bisogna offrire un prodotto con un target specifico e con meno limitazioni proprio per presentare uno show d'effetto e interessante.

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Alessio Garbini
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