Dark Side Of The Ring giunge alla sua quarta stagione dopo una pausa di un anno a causa del progetto con Dwayne Johnson legato ai territori, che fu parecchio deludente.
Non ho coperto le altre stagioni qui sul sito perchè all'epoca non c'erano aggiornamenti così frequenti, però se questi articoli avranno buoni risultati potrei anche riguardarmeli e commentarli qui.
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Cerco sempre di mettere in piedi contenuti differenti per ognuno di
questi quattro social; per questo è sicuramente importante riuscire a seguire tutto, per non perdersi nulla.
Episodio 1: Chris Candido & Tammy Sytch
La prima puntata della quarta stagione di Dark Side Of The Ring parla dunque di Chris Candido & Tammy come una coppia e non soltanto della storia del singolo, se la storia di Chris viene approfondita maggiormente, si è escluso totalmente il racconto di Sunny e questo ha giovato molto.
Infatti non possiamo dire che la manager non abbia avuto una storia ben travagliata, sia in passato (nel suo libro parla di violenze subite dal padre) che nel presente, attualmente in prigione con l'accusa di omicidio stradale e avrebbe portato via molto spazio anche solo aggiornare sugli ultimi 15 anni.
Però la parentesi su Shawn Michaels e Sunny è sicuramente ben raccontata ed esplicativa del tipo di ambiente.
Episodio 2: Magnum TA
C'è un tipo di narrazione che negli USA adorano, soprattutto per quanto riguarda i documentari, il concetto di ascesa e caduta.
La storia di Magnum TA è la più potente narrazione di questo tipo che si possa trovare nel professional wrestling.
La costruzione dell'episodio è davvero ben fatta. La storia degli inizi di Magnum, il suo farsi le osse e la storia con Dusty Rhodes, nonchè il ruolo di predestinato, di futuro World Champion creano il perfetto contesto per quello che succede dopo.
Permettono di avere un preambolo di effetto per quando il grande twist si paleserà. Mi è piaciuto come si sia pensato quasi di andare a costruire più sbocchi di tragedia: il successo che lo rovina, la fine del matrimonio felice,... proprio per giocare su quelli che sono gli aspetti che lo spettatore ha ormai imparato a conoscere per quanto riguarda i wrestler di queste storie.
Il racconto dell'incidente è inesorabilmente il momento più importante della sua carriera e prende gran parte della narrazione, soprattutto quello che è stato l'impatto sui suoi amici e colleghi e sul pubblico, un impatto che ancora oggi risulta potentissimo. Ma la speranza è l'elemento che più di tutti serve per raccontare questa storia, la speranza di rinascita e di trasformare una tragedia in qualcosa che possa portare a un futuro migliore.
Episodio 3: La famiglia Graham
A volte capita che quella che è la mia profesione entri prepotentemente nell'analizzare le situazioni legate al mondo del wrestling. Questo episodio ci porta su due aspetti importanti: la dipendenza e il suicidio.
La famiglia Graham è una delle più importanti nel nostro amato business. Il territorio della Florida è stato uno dei migliori territori nella storia. Questo aspetto viene in parte analizzato nel pezzo di puntata dedicata a Eddie Graham, ovviamente non si poteva approfondire più di tanto dato che il focus era su altro. C'è un bel libro sulla storia del wrestling alle Bahamas ed è davvero ben realizzato sia per il territorio che per il ruolo della CWF dei Graham.
L'episodio fa decisamente un buon lavoro nel costruire quella che è la storia nel wrestling di Eddie. Ci parla della sua ascesa con Dr. Jerry Graham, ci parla del suo doversi staccare e andare in Florida e del suo prendere un territorio inesistente, trasformandolo in uno dei più proficui di sempre.
Viene anche riportata bene quella che è la natura di quest'uomo, abbiamo infatti un padre con problemi con quella che è l'immagine del sè. Un problema per cui riversa nella sua creatura ogni obiettivo della vita. Inesorabilmente questo si trasforma nel suo incubo. Prima dando man forte alle problematiche di dipendenze e poi, quando il fallimento causato dalla WWE sembra diventare reale, arriva il suicidio.
A volte si vuole cercare quella che è soltanto una ragione genetica dietro al suicidio. Non si può escludere ovviamente questa sua componente, ma non è mai il singolo aspetto a portare al gesto.
La storia di Mike ne è un esempio. Innegabile ci sia una familiarità genetica che scorre nella famiglia, 5 membri nonchè parenti di primo grado che si suicidano, ma al contempo la parte di quella che è l'esperienza individuale ne diventa un aspetto fondamentale.
Si arriva a pensare che un determinato modo di agire sia la scelta migliore, proprio perchè c'è una serie di esempi prossimi, una "maledizione" che aleggia sulla famiglia e per questo si trasforma questo concetto anticonservativo in una strada praticabile.
Non possiamo sapere se Mike o suo figlio potessero pensare al togliersi la vita senza l'esempio di Eddie e del nonno, ma la consapevolezza che sia qualcosa che si può fare ha reso questa maledizione reale.
La sorella di Mike, nonchè seconda figlia di Eddie dice giusto: non c'è una via prestabilità nella vita, si può sempre trovare la forza al cambiamento per non intraprendere una strada che rischia di essere pericolosa. Bisogna fare il primo passo verso una dimensione d'aiuto.
Episodio 4: Doink The Clown
Ci sono delle volte in cui mi sfuggono dei pezzi delle storie private di alcuni westler, più dei pezzi da TMZ o da giornale scandalistico.
La storia di Doink The Clown sembra ricadere proprio in questo. Perchè per quanto si voglia cercare di costruire in un qualche modo la logica per cui un clown sul ring è un pazzo psicopatico nella vita reale, non è effettivamente quello il tema della puntata.
La storia di Matt Osborne come grande talento sul ring è verissima e sicuramente il sistema e la cultura dell'epoca sono andati ad alimentare quelle che sono state le sue debolezze, ma non è il tema centrale e non è "la causa" di certe cose. Se avesse intrapreso un altro lavoro difficile pensare che non sarebbe ricaduto nelle stesse dinamiche.
Quindi a voler guardare il tema scandalistico è più la figlia che accusa l'ultima compagna di Doink dell'averlo ucciso e la madre di questa che sottolinea come sia rimasta ferita dal trattamento paterno e da tutta le vicende di vita.
Sinceramente, un lavoro da Barbara D'Urso e poco più. Non una delle migliori puntate.
Episodio 5: The Junkyard Dog
Ho di recente toccato l'argomento dei problemi di droga di Junkyard Dog parlando di Mantaur (potete leggerlo clicando qui).
Quello che è inesorabilmente il tema principale della puntata è ovviamente questo.
Junkyard Dog è stato davvero uno dei più grandi wrestler neri della storia, quella che vediamo nel documentario non è retorica, non è qualcosa di costruito giusto per avere un tema da affrontare ma è, a tutti gli effetti, la realtà.
Spesso viene ricordato come fosse più over di Hulk Hogan stesso e questo lo ha portato a lamentarsene e a costringere il wrestler a stare in secondo piano; un atteggiamento già visto fare con Ricky Steamboat per esempio.
Però quella che è la sua storia nel Mid South è pura e perfetta narrazione di un face e di come si crea un volto, qualcosa che non riesce a tutti e Bill Watts ci è riuscito, unendo il suo talento da promoter a quello del wrestler. Un po' come fecero Vince McMahon e Hogan stesso.
Purtroppo in quegli anni l'uso di sostenze non era qualcosa di eccezionale nel mondo del wrestling, era la norma; ci starebbe un trattato sociologico di come un certo tipo fascia di popolazione fosse più avvezza ad alcune sostenze rispetto ad altre e quindi Dog si ritrova invischiato nel crack. Una sostanza che deriva dalla cocaina ma più a buon mercato.
Gli effetti sul resto della sua carriera sono devastanti. Abbiamo visto un promo in cui era sotto effetto di sostanze in WWF e da lì la storia è una spirale che scende sempre più e porta inesorabilmente alla tragedia.
Un bell'episodio, perchè ci riprota lo spaccato di quello che è accaduto senza la ricerca ossessiva del gossip come nel precedente, in cui gli amici di una vita: Ted DiBiase e Jim Ross, raccontano la realtà di JYD e i suoi contemporanei come Koko B. Ware o Teddy Long ci aiutano a inquadrarne la storicità.
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Alessio Garbini