Il nostro viaggio nella storia della famiglia Von Erich si prende una pausa; nel mentre in cui svolgevo le mie ricerche storiche il film è uscito e quindi oggi parliamo di questo.
Nella serie che sto facendo mi sono fermato al 1975, mentre il film inizia nel 1979, quindi manca ancora una quarta puntata che possa fare da collante a queste due parti ma arriverà a brevissimo.
Intanto per chi si fosse perso le prime tre puntate potete recuperarle: la nascita di Fritz Von Erich, la prima tragedia della famiglia e come Fritz divenne re.
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Non a caso la cold open del film si focalizza proprio sulla mossa, in una scelta stilistica apprezzata in cui con il bianco e nero ci viene mostrato un Fritz Von Erich ancora heel (inizio anni '60, a naso) che la esegue.
E in quest'ottica il titolo e il film funzionano. Nonostante qualche difetto.
Ci viene mostrato un padre più focalizzato a riversare sui suoi figli le sue aspirazioni, il suo arrivo al top della NWA come wrestler, sfruttandoli per giungere all'apice anche della catena di promoter.
Del perchè lui non abbia mai mai vinto quel titolo l'ho spiegato nella terza parte.
E questa cattiveria è storicamente sbagliata? No. Nella quarta parte si parlerà molto di questi aspetti.
Per anticipare qualcosa, vedremo come abbia costretto i figli ad assumere steroidi fin da preadolescenti per accrescerne le prestazioni fisiche (questo nel film non viene detto) così come l'inculcargli nella mente che per avere il suo amore dovevano diventare campioni e che solo la famiglia contava. Una mentalità quasi criminale.
Una mentalità che ha portato a tutto quello che ne è conseguito e su cui il film si concentra.
Perchè quello che tutti e 4 cercano è una via d'uscita, un modo con cui superare le richieste del padre e le difficoltà della vita. Ed è interessante come la morte dell'eroe nel suo percorso narrativo è rappresentata dal momento in cui capisce di non essere più il figlio numero 1, ma di essere stato superato da David e poi da Kerry. La scelta poi di soffermarsi su alcune concrete differenze, praticamente agli antipodi, durante il terzo atto tra le due figure dicotomiche Kevin-Fritz aiuta a vedere il solco creato tra padre e figlio.
Anche la fotografia della pellicola cambia tonalità seguendo la storia. Cambia il modo di raccontare. Dalla luce del primo atto, con scene luminose al sole che piano piano diventano sempre più scure per accompagnare il viaggio di Kevin; tutto questo prosegue fino alla conclusione dove esplode di nuovo il colore, assieme al pianto liberatorio dell'ultimo sopravvissuto che comprende finalmente chi essere con la storica frase pronunciata alla cerimonia per la Hall Of Fame.
Così come la scelta di mostrare i match con una handycam, siamo al centro dell'azione, siamo il quarto uomo sul ring assieme ai due wrestler e l'arbitro. Una modalità interessante.
L'assenza di Chris Von Erich ha fatto storcere il naso a molti. Dal punto di vista narrativo sarebbe stato ridondante. Se ci pensiamo considerare Chris come una persona ridondante è moralmente sbagliato, ma nella logica del film sarebbe stato un ripetere sia il personaggio di Mike che le modalità che hanno portato alla fine di Kerry. Quindi lo possiamo a malincuore giustificare.
Gli errori storici ci sono ma non sono importanti. Ci sono date errate (tipo Sam Muchnick citato come capo NWA nel 1984) oppure modifiche nella vita dei personaggi (David che debutta sul ring nel 1979 assieme a Kevin invece che in singolo nel 1977), ma c'è ovviamente una ragione filmica dietro.
Chi conosce la storia intuisce subito cosa voglia dire per i personaggi il soffermarsi su un elemento specifico nella casa di Fritz, opppure su un acquisto di Kerry. Ma l'ABC narrativo è costruito così bene che anche chi non è fan capisce che quell'elemento sia importante per la conclusione. Insomma, potremmo letteralmente considerarl come il solito riferimento alla teoria di Truffaut.
Nel film ci sono differenti match. Per quanto durino pochi minuti vediamo una cosa che difficilmente si vede. La psicologia del pro wrestling è rispettata. Quei mini incontri hanno tutti mantenuta integra la natura stessa della struttura classica. C'è lo shine iniziale, il dominio dell'heel, il comeback e il finale. Sean Durkin ha dato valore a quello che Chavo Guerrero gli diceva di fare e lo ha messo in scena. Una forma di importanza per un coreografo che forse deve tanto a quello che è il lavoro recente di John Wick e che per questo riconosce il suo ruolo e lo mette tra i credit principali nei titoli di coda.
Se prendiamo uno di questi momenti, questo ci aiuta a capire che Zac Efron abbia fatto alcuni dei suoi stunt. Perchè? Perchè nella corsa alle corde, alza la gamba sinistra. Tipico errore da principiante.
Un bel film, senza dubbio. Non parliamo sicuramente di un capolavoro ma la sua qualità complessiva è decisamente alta, ben fatta la scrittura e la resa di molti personaggi che è semplice ma efficace.
In una graduatoria che va da No Holds Barred a The Wrestler direi che sia più vicino al film di Darren Aronofsky piuttosto che allo scempio con Hulk Hogan.
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Alessio Garbini