venerdì 2 febbraio 2024

Jeffo Review: recensione The Warrior - The Iron Claw

Il nostro viaggio nella storia della famiglia Von Erich si prende una pausa; nel mentre in cui svolgevo le mie ricerche storiche il film è uscito e quindi oggi parliamo di questo. 
Nella serie che sto facendo mi sono fermato al 1975, mentre il film inizia nel 1979, quindi manca ancora una quarta puntata che possa fare da collante a queste due parti ma arriverà a brevissimo.
Intanto per chi si fosse perso le prime tre puntate potete recuperarle: la nascita di Fritz Von Erich, la prima tragedia della famiglia e come Fritz divenne re.

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Voglio partire a parlare del film dal titolo. Il senso che veniva trasmesso in originale con il termine "The Iron Claw" era quello di un legame alla tradizione, a quella che essendo la mossa della famiglia si trasmetteva di padre in figlio; quindi si decide di mettere l'accento sull’eredità.
Non a caso la cold open del film si focalizza proprio sulla mossa, in una scelta stilistica apprezzata in cui con il bianco e nero ci viene mostrato un Fritz Von Erich ancora heel (inizio anni '60, a naso) che la esegue.

Dobbiamo dire che il cambio di prospettiva dei titolisti italiani segue un ragionamento sensato.
Partiamo da dire che la Iron Claw sia diventata la ‘Presa d’Acciaio’ nella traduzione e quindi sarebbe stato quantomeno bizzarro mantenere solo il nome della submission move.
Inserire The Warrior ci proietta nella necessità di un cambio di visione, non più sull’ereditabilità ma sulla vita di Kevin Von Erich, di come questa sia la sua storia, la sua prospettiva e come sia sopravvissuto a suo padre. Quella persona terribile che fu Fritz Von Erich.
E in quest'ottica il titolo e il film funzionano. Nonostante qualche difetto.


Un modo per rispondere ad alcune critiche lette in giro è proprio l'importanza del POV. Ho letto gente parlare di come il film non si focalizzi abbastanza sul raccontare gli eventi traumatici, ma è inesorabile nel momento in cui il tuo punto di vista narrativo sia quello di Kevin. Dunque il viaggio di David in Giappone arriva in modo indiretto. Così come non vediamo Kerry in giro per i territori o in WWF se non quando la sua linea temporale si ricollega a quella di Kevin; mentre il film avanza e noi assistiamo alle varie tragedie, il senso di solitudine di questo aspetto narrativo si ampia in un crescendo che si conclude con l'ultimo confronto padre-figlio.
 
La figura di Fritz è ovviamente centrale e il ritratto che ne viene fatto è lusinghiero. Dato che hanno eliminato molte cose che avrebbero gettato ulteriormente la figura del wrestler sotto una cattiva luce. Alcune di queste le abbiamo iniziate a vedere nel racconto sul sito dedicato alla famiglia, altre arriveranno nelle prossime puntate.
Ci viene mostrato un padre più focalizzato a riversare sui suoi figli le sue aspirazioni, il suo arrivo al top della NWA come wrestler, sfruttandoli per giungere all'apice anche della catena di promoter.
Del perchè lui non abbia mai mai vinto quel titolo l'ho spiegato nella terza parte.
E questa cattiveria è storicamente sbagliata? No. Nella quarta parte si parlerà molto di questi aspetti.
Per anticipare qualcosa, vedremo come abbia costretto i figli ad assumere steroidi fin da preadolescenti per accrescerne le prestazioni fisiche (questo nel film non viene detto) così come l'inculcargli nella mente che per avere il suo amore dovevano diventare campioni e che solo la famiglia contava. Una mentalità quasi criminale.
Una mentalità che ha portato a tutto quello che ne è conseguito e su cui il film si concentra.

E questa mentalità è ripetuta come un mantra da Kevin in più momenti. Diventa parte centrale nella costruzione dell'eroe, del suo percorso e del modo di segnare la differenza tra lui e i suoi fratelli.
Perchè quello che tutti e 4 cercano è una via d'uscita, un modo con cui superare le richieste del padre e le difficoltà della vita. Ed è interessante come la morte dell'eroe nel suo percorso narrativo è rappresentata dal momento in cui capisce di non essere più il figlio numero 1, ma di essere stato superato da David e poi da Kerry. La scelta poi di soffermarsi su alcune concrete differenze, praticamente agli antipodi, durante il terzo atto tra le due figure dicotomiche Kevin-Fritz aiuta a vedere il solco creato tra padre e figlio.

Anche la fotografia della pellicola cambia tonalità seguendo la storia. Cambia il modo di raccontare. Dalla luce del primo atto, con scene luminose al sole che piano piano diventano sempre più scure per accompagnare il viaggio di Kevin; tutto questo prosegue fino alla conclusione dove esplode di nuovo il colore, assieme al pianto liberatorio dell'ultimo sopravvissuto che comprende finalmente chi essere con la storica frase pronunciata alla cerimonia per la Hall Of Fame.


Dal punto di vista tecnico la regia ha dei momenti davvero alti. La prima volta che entriamo nello Sporatorium di Dallas lo facciamo dal parcheggio; siamo degli spettatori che passano tra gli avventori, pagano il biglietto ed entrano dalle porte mostrando il tagliando al buttafuori.
Così come la scelta di mostrare i match con una handycam, siamo al centro dell'azione, siamo il quarto uomo sul ring assieme ai due wrestler e l'arbitro. Una modalità interessante.

Prima di parlare dell'enorme valore aggiunto chiamato Chavo Guerrero Jr., facciamo una piccola premessa storica.
L'assenza di Chris Von Erich ha fatto storcere il naso a molti. Dal punto di vista narrativo sarebbe stato ridondante. Se ci pensiamo considerare Chris come una persona ridondante è moralmente sbagliato, ma nella logica del film sarebbe stato un ripetere sia il personaggio di Mike che le modalità che hanno portato alla fine di Kerry. Quindi lo possiamo a malincuore giustificare.
Gli errori storici ci sono ma non sono importanti. Ci sono date errate (tipo Sam Muchnick citato come capo NWA nel 1984) oppure modifiche nella vita dei personaggi (David che debutta sul ring nel 1979 assieme a Kevin invece che in singolo nel 1977), ma c'è ovviamente una ragione filmica dietro.
Chi conosce la storia intuisce subito cosa voglia dire per i personaggi il soffermarsi su un elemento specifico nella casa di Fritz, opppure su un acquisto di Kerry. Ma l'ABC narrativo è costruito così bene che anche chi non è fan capisce che quell'elemento sia importante per la conclusione. Insomma, potremmo letteralmente considerarl come il solito riferimento alla teoria di Truffaut.

A noi fan di wrestling può interessare come siano state costruite le coreografie. Se potessimo farlo in una sola parola questa sarebbe: perfezione.
Nel film ci sono differenti match. Per quanto durino pochi minuti vediamo una cosa che difficilmente si vede. La psicologia del pro wrestling è rispettata. Quei mini incontri hanno tutti mantenuta integra la natura stessa della struttura classica. C'è lo shine iniziale, il dominio dell'heel, il comeback e il finale. Sean Durkin ha dato valore a quello che Chavo Guerrero gli diceva di fare e lo ha messo in scena. Una forma di importanza per un coreografo che forse deve tanto a quello che è il lavoro recente di John Wick e che per questo riconosce il suo ruolo e lo mette tra i credit principali nei titoli di coda.
Altre chicche sono le differenze stilistiche tra i fratelli. Che va a mostrare lo studio dello stile univoco dei quattro e che trasmette chiaramente la graduatoria che Fritz metteva in atto. Anche un occhio poco esperto può notare la differenza del Dropkick di David o quello di Mike.

Ci sono alcune cose che non ho capito. Perchè usare delle tecniche di wretling moderne in un film con ambientazione anni '80? Per esempio la corsa sulle corde fatta in modo attuale, quindi colpendo le corde con la schiena e non di lato come si faceva in quegli anni.
Se prendiamo uno di questi momenti, questo ci aiuta a capire che Zac Efron abbia fatto alcuni dei suoi stunt. Perchè? Perchè nella corsa alle corde, alza la gamba sinistra. Tipico errore da principiante.


Sommando tutte queste cose il film com'è?
Un bel film, senza dubbio. Non parliamo sicuramente di un capolavoro ma la sua qualità complessiva è decisamente alta, ben fatta la scrittura e la resa di molti personaggi che è semplice ma efficace.
In una graduatoria che va da No Holds Barred a The Wrestler direi che sia più vicino al film di Darren Aronofsky piuttosto che allo scempio con Hulk Hogan.
 
post scriptum: non ho capito la questione dei copyright WWE. Perchè Ultimate Warrior viene chiamato Hellwig, che tenendo conto abbia debuttato in WCCW ci sta Fritz lo chiami per cognome e non usando il ringname che ottenne in WWF, ma in un film poco storicamente accurato mi sembra una finezza non necessaria. Così come non viene chiamato Kerry Texas Tornado, ma intanto ci vengono mostrate immagini di Summerslam 90. Quindi sono confuso su alcuni aspetti.

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Alessio Garbini

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